RICORDI DI UN GIOVANE ROCKER


Pat Moss - Carlsson al Safari Rally 1965

Da ragazzo, in Kenya , ero appassionato di macchine da corsa . L’evento più importante dell’anno era l’East African Safary Rally , gara di campionato del Mondo . Il mio idolo era Erik Carlsson , un gigantesco svedese che correva con la SAAB tre cilindri due tempi , con la quale ottenne successi strepitosi .
Per risparmiare sulle spese di spedizione delle macchine ufficiali dall’Europa, dopo la gara molte di queste venivano vendute agli appassionati locali i quali speravano sempre che non venissero distrutte durante la gara
Durante il Rally Carlsson era rimasto impantanato nel fango in una zona dove non c’era nessun spettatore e per togliere la macchina dal fango l’aveva rovesciata prima sul tetto e poi di nuovo sulle ruote . Per convincere gli increduli giornalisti aveva poi ripetuto la manovra nel parco chiuso , con grande disperazione del nuovo proprietario ! Nonostante ciò le settimane seguenti questi girava per Nairobi alla guida della sua SAAB completa di numeri di gara e ammaccature varie . In quegli anni non c’erano limiti di rumore , la macchina aveva tre espansioni libere e quando ero in collegio potevo sentirlo arrivare da chilometri di distanza , una vera libidine , immaginate di girare per strada con una Kawasaki tre cilindri con l’espansioni libere .
In seguito andai a vedere le gare sul circuito di Nakuru e per la prima volta assistetti ad una gara di moto . AMORE A PRIMA VISTA . La battaglia era tra Singh con una Norton e Jack Simonian con una Triumph Bonneville , la Norton era migliore nel tratto misto ma poi veniva sorpassata regolarmente dalla Triumph nel tratto veloce .Nel 1966, per continuare gli studi , andai in Inghilterra e mio padre mi diede dei soldi per comperare una macchina che avrei utilizzato per spostarmi . Prima di comperarla mi informai sul costo dell’assicurazione e, con mio grande sollievo, con la cifra a mia disposizione avrei potuto assicurare al massimo un carretto, così dovetti dirottare le mie finanze su una moto . Per poter girare con il foglio rosa avrei potuto guidare solo una moto di cilindrata non superiore ai 250 cc oppure un sidecar anche di cilindrata più grossa , ipotesi che fu scartata subito per le difficoltà di parcheggio fuori casa .
Le moto da 250 cc disponibili erano poche : le più diffuse ed economiche erano la BSA C15 ed il Triumph Tiger Cub ; la scelta fu facile e così eccomi a cavallo del cucciolo di tigre !

Triumph Tiger Club
Come abbigliamento , per adattarmi al clima inglese , comprai una bella giacca di pelle Aviakit , se ricordo bene a £35 (che era molto più di quanto spesi per la moto ) , dei bei guanti di pelle e il casco me lo spedirono da casa ; ero pronto ! Mi ricordo vagamente l’esame di guida : l’esaminatore mi diede un percorso da seguire , si spostava a piedi e mi osservava lungo il percorso , poi ad un suo segnale , in un pezzo di strada senza traffico , feci una bella frenata ( con i freni del Tiger Cub un rallentamento ) poi risposi delle domande sul Codice Stradale e finalmente presi la patente . Adesso potevo risparmiare sulla birra per passare ad una moto più grossa .

Nel frattempo i miei fine settimana erano dedicati alla pulizia e alla manutenzione della moto , ma data la scarsa esperienza nella meccanica la lucidavo solamente . Il mio amico Derrick aveva una BSA C15 da 250 cc con il serbatoio benzina blu e cromato , i paragambe anteriore e posteriore cromati . La moto era molto elegante , lo invidiavo molto , ma poi quando andavamo in giro per la strada , con il mio Cub da 200 cc lo bastonavo sonoramente ; forse non era così bello come colori e cromature , ma la moto andava forte , tutto sdraiato sul serbatoio superavo la velocità di 110 chilometri . Però si rompeva altrettanto facilmente , per due volte ruppi l’ingranaggio del distributore nello stesso identico punto lungo la strada per Southampton ed è più che ovvio che non passai mai più da quella strada
Finalmente un giorno , passando davanti una concessionaria di macchine , vidi l’occasione che cercavo : un Triumph Tiger T100A da 500cc a pochi soldi , con un’affascinante look da corsa , due scarichi liberi e due carburatori . Il venditore mi portò a fare un giro di prova seduto come passeggero : fu veramente impressionante , tra la velocità ed il rumore assordante non capivo più nulla , ma appena fermo capii che era la moto per me !

Triumph T100A prima maniera
Naturalmente , con il prezzo dell’assicurazione , non potevo permettermi un 650 e dopo varie visite di cortesia presso gli amici ( ed i loro portafogli ) riuscii a mettere insieme la somma per comprarmela . Raspando nel fondo del portafogli mi comprai anche un paio di stivali di pelle , con i calzettoni di lana bianchi per essere all’ultima moda ( ma soprattutto per stare caldi ). Portsmouth era sul mare e d’inverno c’era sempre vento e un freddo terribile . Il mio padrone di casa si complimentò per il mio nuovo acquisto fino a quando non cominciarono delle copiose perdite d’olio e , appena vide delle orme sulla moquette di casa , mi disse che alla fine del semestre me ne sarei dovuto andare , così cercai un’altra stanza in affitto .
La nuova stanza era nella vecchia Portsmouth , un’isola collegata alla terraferma da un ponte che era terribilmente esposto al vento e , tutte le volte che c’era cattivo tempo , dovevo piegarmi talmente tanto per contrastarlo che sembrava di stare sulla parabolica a Monza. Con la nuova moto il balzo in avanti nelle prestazioni fu mostruoso , circa quanto il rumore. Quando andavo a trovare Bernard Griffith a Havant , passavo dalla nuova circonvallazione , spesso teatro di grandi sfide notturne quando il traffico era scarso

con Bernie (centro) e Derrick (destra)

Si faceva una rotonda , si girava verso destra , poi vi era una curva secca a sinistra seguita da una discesa , un rettilineo e poi una semicurva a destra da fare in pieno sotto il ponte , dopodiché un altro allungo e poi con il cuore in gola mi attaccavo ai freni e alle marce per rallentare e riuscire a fare la rotonda seguente . Il contachilometri in quel punto segnava 190 chilometri, circa una volta e mezza la velocità rispetto al Tiger Cub , ma come rallentamento ero sullo stesso scarso livello , ma il rumore prodotto a quella velocità assomigliava ad un bombardiere Lancaster della Seconda Guerra mondiale al decollo . Mi ricordo che una delle prime cose che feci con la moto nuova fu di andare su di una strada di campagna e di imparare gli spazi di frenata , cosa più importante della velocità .

In giro per Portsmouth con Austin 7
Bernie era figlio di un Pastore Protestante , grande appassionato di Austin 7 ,
andavamo al Collegio con la sua Austin del 1947 che era appena un anno più giovane di noi . L’altro mio grande amico, Roger Clooney , era un irlandese molto alto , figlio di un ufficiale dell’esercito e per andare a casa sua c’era il mio pezzo di strada preferito : un curvone lunghissimo a destra seguito da una rotonda che , dopo svariate prove , riuscivo a percorrere talmente piegato che strisciavo con il piede a terra sia nel curvone che nella rotonda successiva (non era ancora arrivata l’epoca delle saponette sulle ginocchia in terra ).

Il vicino di Roger aveva comperato un Norton Manx da un corridore che era caduto facendo prendere fuoco alla moto , così la stava rimettendo a posto ; mi ricordo il motore sul banco , un vero spettacolo : una testata gigantesca ed un carburatore ancora più grosso . Quando fu finita la comprò il fratello di Roger e un pomeriggio cercammo di metterla in moto senza successo , ma poi con un fracasso infernale partì . I vicini vennero a complimentarsi con il papà di Roger per la nuova moto del figlio , ma lo pregarono di astenersi dal metterla in moto in strada in quanto il rumore che faceva era alquanto fastidioso . Il fratello di Roger voleva scambiarla con la mia moto , ma rifiutai dato che dovevo andare a casa in Italia in vacanza ! Naturalmente queste idiozie si fanno da giovani , mi mangio le mani ancora adesso perché avrei dovuto caricarla sul treno e portarmela a casa , ma sapendo già cosa pensava mio padre delle moto ritenni che forse non era il caso di arrivare in treno con al seguito una moto da corsa ! Il viaggio di ritorno in Italia andò bene , presi il traghetto da Southampton fino a Le Havre , il viaggio durava tutta la notte così sbarcai di prima mattina in Francia e poi via sulle strade statali . Mi impressionarono i cimiteri di guerra vicino alla costa : interi prati disseminati di croci . L’unico problema del viaggio che ricordo era tenersi a mente la parola Francese per “olio” che consumavo in grande quantità . In tutte le località che attraversavo notai tanta gente che usciva a vedere cosa facesse quel baccano infernale e mi ricordo degli spaventi pazzeschi presi lungo le strade di campagna , a causa dei contadini con le loro Citroen 2CV che non si fermavano agli stop .La velocità di crociera era di circa 80 km/h , così dopo due giorni ero a Milano e poi necessitai di altri giorni per sbloccare la mano destra , intorpidita dalla posizione per tenere girata la manopola del gas .

partenza per Udine

messa a punto a Milano
Poi sull’autostrada verso Udine arrivò il guasto grosso : grazie al principe delle tenebre ( la Lucas ) mi si bruciò l’alternatore e così arrivai a casa ricaricando la batteria tutti i momenti .
. Un giorno uscii da Udine per fare un giro , all’uscita della città c’era un viale alberato , mi misi a tirare furiosamente , in lontananza vidi uno che si mise in mezzo alla strada agitando qualche cosa . Mi attaccai ai freni e scalai di marcia il più possibile , mi avvicinai e vidi che era un carabiniere con la sua paletta ; per fortuna che all’ultimo si spostò perché non mi sarei fermato in tempo . Non sapevo cosa dire , quando mi raggiunse mi diede una pacca sulla spalla mi fece segno di andare piano , e indicò i 50 km/h sul contachilometri : ero stato salvato dalla targa inglese ! Dopo averlo ringraziato in inglese mi allontanai in fretta prima di scoppiare a ridere e farmi scoprire .



Lignano - alla pista go-kart
Durante le vacanze andavo al mare a Lignano Sabbiadoro e andavo ad aiutare alla pista di noleggio go-kart , sempre piena di aspiranti piloti tedeschi , eccomi insieme a gli altri meccanici .
Per tornare in Inghilterra , data la scarsa autonomia della batteria , caricai tutto sul treno .
Passò un altro anno di Collegio , con scorribande varie , in particolare ricordo un viaggio a Londra con il cartello che indicava Londra a 48 chilometri, ma ero già in città . Poi a Brands Hatch a vedere le corse .



Percy Tait dominava nelle derivate di serie con il Bonneville Thruxton e con Peter Butler con la moto della Boyer molto vicino se non davanti . Speravo un giorno di poter comprare qualche pezzo per fare assomigliare la mia moto a quelle Thruxton , il caso mi fece comprare una moto originale da Pasetti tanti anni dopo . Altri ricordi che ho di Brands Hatch riguardano Mike Hailwood con la Honda 6 cilindri 250 con un sibilo incredibile passava sul rettilineo di partenza come su un binario , mentre con la 500 che aveva il telaio fatto in Inghilterra (che dicevano fosse meglio dell’originale giapponese) scodinzolava da tutte le parti , ma nessuno era veloce come lui . Altro spettacolo fu la gara dei sidecar . Dalla tribuna si vedeva una curva a destra in discesa dopo il traguardo , Helmut Fath , con il suo sidecar U.R.S. con motore a 4 cilindri fatto in casa , aveva la carrozzina a destra mentre tutti gli altri concorrenti avevano la carrozzina a sinistra .
Quando scollinava si vedeva la luce sotto la ruota del passeggero , il quale sporgeva tutto fuori del carrozzino con il sedere che strisciava per terra . Quando il sidecar decollava oltre il culmine della pista si sentiva l’urlo del motore che girava a vuoto e quando atterrava la ruota motrice faceva una grande fumata . Erano rumori che risentii nel 2004 quando andammo per il Coupes Legende a Dijone , in Francia , dove risentii e vidi in moto sia il sidecar di Fath sia la replica dell’Honda sei cilindri di Hailwood , costruita recentemente da Gorge Beale .


sidecar U.R.S. a Dijone 2004

Con gli amici andavamo in giro a prendere il thè in un locale in campagna dove facevano dei dolcetti squisiti . Poi un paio di sere andai sulla camionale in uno di quei Cafè da dove poi partivano le sfide tra un bar e l’altro , ma lasciai perdere perché era troppo pericoloso . Prima di tutto c’erano delle moto di grossa cilindrata con il motore preparato che volavano , poi normalmente si andava la sera tardi e , malgrado le strade fossero illuminate bene , andare in giro in gruppo ad oltre 180 all’ora era una follia . Altra ragione per cui ci si radunava ai Cafè sulle camionali era perché erano gli unici locali dove si poteva bere qualche cosa di caldo dopo cena , quando chiudevano i pub , e con il freddo inglese bisognava scaldarsi spesso . La mamma di Bernie mi aveva regalato una sciarpa di seta bianca e con il casco a scodella ed occhialoni da pilota RAF ma entravano spifferi di aria gelata da tutte le parti per non parlare di quando grandinava e il ghiaccio batteva sulla pelle .. Che meravigliosa invenzione il casco integrale degli anni 70 !
Una sera durante una tirata sulla tangenziale di Havant persi il casco a scodella , così mi comprai un casco jet con interno in pelle al quale applicai dei disegni simili a quelli che portava sul suo casco Graham Hill , e che ho trasferito su tutti i caschi che ho usato successivamente . Poi dopo gli esami venne il tempo di tornare in Italia per fare il militare .

Genova - Quinto al mare - 1968
Per venire a casa feci un ultimo acquisto : un serbatoio in fibra di vetro del Gold Star , l’ultimo grido in fatto di moda Rocker , con una sella monoposto in fibra .

La modifica più importante fu il tubo di supporto del serbatoio che irrigidiva il telaio ( prima il serbatoio della benzina era parte strutturale del telaio e se lo si stringeva bene si rompeva il serbatoio se lo si lasciava libero , nei curvoni si sentiva e si vedeva muovere il telaio ) . Io tornai in treno dall’Inghilterra a Genova , dove nel frattempo si era trasferita la mia famiglia , e Roger e Derrick mi raggiunsero in moto . Solo Derrick aveva la patente e come abbiano viaggiato in due con Roger che era alto più di 190 cm su una sella che mi era stata venduta come monoposto resta un mistero


Mentre ero a militare vendetti la moto che fu riparata con conseguente disastrosa rottura della biella causata da una errata rettifica .
Finito il militare ricomprai la moto e con l’aiuto di Franco Rossi (che da allora ripara solo moto Honda nella sua officina “Gemoto” – quanti motori Ducati scrambler abbiamo revisionato sul terrazzo di casa sua a Genova-Quinto ) ricostruimmo il motore e con l’aggiunta di forcella e ruote di un Bonneville , avute in pagamento per un lavoro fatto ad un amico , ecco l’ultima versione del mio Tiger




quando si sbaglia la rettifica


Andre: "quando avrò 18 anni"

Telaio riverniciato in argento , con la forcella che finalmente aveva uno smorzamento idraulico efficiente , ruota anteriore da 19” con un freno a doppia camma che , grazie al peso ridotto della moto (150 chili con il pieno di benzina , pesata sulla bilancia della ditta Miralanza ) , frenava bene , ruota posteriore da 18” con gomme finalmente decenti che mi permettevano di riscoprire il piacere delle pieghe , negate dalle terribili gomme Pirelli usate fino all’ora ( uniche disponibili per le ruote da 17” che avevo usato fino a quel momento ) . L’ultima modifica furono i collettori di scarico fatti fare artigianalmente dalla OMP di Quinto , all’epoca specializzata nel fare impianti di scarico e roll bar per le Lancia Stratos da rally che passavano sotto il motore .

Nel frattempo avevo lasciato da parte per un attimo le moto , i miei genitori erano tornati in Africa per lavoro ma io avevo incontrato Fernanda ed ero rimasto a Genova .


Fernanda e Chicco


Andrea - finalmente ho 18 anni

Il canto del cigno del mio Tiger T100A nel 1974 . Andai a Imola a vedere la 200 miglia , all’andata udii delle vibrazioni strane che si tramutarono in rumori sordi che preannunciavano la fine del motore . E pensare che avevo già levato i due carburatori montandone solo uno per addolcire il motore ! Smontando tutto scoprii che la boccola su cui girava l’albero motore aveva girato nel carter , e che quindi avevo bisogno di nuovi carter . Misi tutto a malincuore in cantina , fino al giorno in cui mio figlio Andrea compì 18 anni , allora gli regalai la moto . Radunammo in officina tutti i pezzi che avevo del 500 ed ecco rinato il T100A in versione civile .

Però ho ancora quasi tutti i pezzi originali del mio cafè racer , e può darsi che un giorno in un prossimo futuro…



pronti per la verniciatura 1


pronti per la verniciatura 2

IL FUTURO STA ARRIVANDO

Piano piano sto procedendo con la costruzione della replica del mio Tiger T100A . Quando ho venduto la maggior parte dei miei ricambi ho trovato che avevo un telaio simile all’originale che avevo regalato ad Andrea per i suoi 18 anni , e avendo il motore originale ,carrozzeria , forcelle e ruote e svariati altri pezzi eccomi qui di nuovo al lavoro .





Adesso sono fermo in attesa di qualche ricambio ma presto sarà con le ruote montate , grazie a Gian fornite di gomme Dunlop Racing a pera come avrei voluto avere nel 1967 ma non potevo in quanto la moto era nata con le ruote da 17” che mi hanno sempre limitato nella scelta delle gomme .